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Le unioni costituiscono il punto cruciale dei lavori di falegnameria. Vanno dalle più semplici alle più complicate, ma tutte richiedono tracciati esatti e tagli precisi
L’assemblaggio, nei lavori di falegnameria o di ebanisteria, è realizzato — in teoria — con il solo aiuto della sega, della pialla e dello scalpello. In realtà, molto spesso si usa la lima da legno per rifinire l’accoppiamento. L’importante, infatti, è che i due pezzi combacino perfettamente e che non restino degli interstizi. Si monta «per attrito», cioè sforzando leggermente i pezzi (e, al caso, aiutandosi col mazzuolo). Tuttavia un tenone troppo grosso esercita una tensione sulle guance della mortasa e finisce con lo spaccare il legno. L’adattamento, quindi, richiede molta precisione. Se dovete costruire un mobile o un altro oggetto che richieda delle giunzioni che non avete mai fatto prima, farete bene ad esercitarvi realizzando queste giunzioni su degli avanzi di legno; è un ottimo esercizio che darà più sicurezza.
Le unioni più comuni sono classificate secondo il modo in cui sono messi i pezzi: piatte, di costa, per lungo e di testa.
Unioni piatte
Si parla di unione piatta quando due pezzi sono messi di piatto (generalmente ad angolo retto). È il classico assemblaggio per gli stipiti di porte e finestre. Viene anche largamente usato per le carcasse di mobili.
Tenone e mortasa. È senza dubbio il tipo di unione più conosciuto. Il tenone è il maschio, la mortasa la femmina: le parti tagliate trasversalmente costituiscono le battute. Le battute del tenone devono aderire con precisione sui bordi della mortasa; devono quindi essere perfettamente in squadra (si parla di battute «diritte»). Il tenone e la mortasa, di solito, hanno uno spessore uguale ad un terzo del pezzo (ma lo spessore può leggermente variare perché bisogna sempre basarsi sulla larghezza del bedano utilizzato per la mortasa). Dopo aver tracciato il tenone, riportate la sua lunghezza sul pezzo da mortasare (delimitazione della mortasa). Tagliate il tenone segando sempre un po’ «all’interno» del tracciato. In seguito potrete aggiustarlo leggermente con lo scalpello (ma il montaggio va fatto con il mazzuolo).
A seconda del tipo di finitura voluta, la mortasa sarà passante o cieca. Molto spesso le unioni a tenone e mortasa sono bloccate da caviglie che impediscono qualsiasi spostamento. Ci sono unioni di questo tipo perfezionate:
—Doppio tenone e mortasa. Offre una maggiore solidità ed è adatto per traverse molto grosse. I pezzi di legno saranno divisi in cinque parti dal tracciato fatto col truschino.
—Tenone e mortasa con spalla. Nella normale unione tenone e mortasa, il tenone ha la stessa larghezza del pezzo; in questa è più stretto. Si perde in solidità (dato che il pezzo maschio risulta indebolito) quello che però si guadagna in stabilità (risulta migliore lo stare in squadra). La giunzione viene ancora migliorata inserendo un cuneo, cioè un rinforzo triangolare alla spalla.
Unione a tenone e mortasa:
1. Tracciato del tenone e della mortasa.
2. Scavo della mortasa col bedano.
3. Montaggio dopo l’incollamento.
-Falso tenone. È possibile unire due pezzi mortasati con l’aiuto di un pezzetto rettangolare di legno duro di misura. Si usa questa giunzione quando i due pezzi sono tagliati in diagonale. Le mortase vengono aperte nella costa obliqua (molto spesso hanno forma triangolare).
-Tenone e mortasa con ugnatura. Questa giunzione è valida per i lavori d’incorniciatura che richiedono una bella finitura. I pezzi hanno lo spessore diviso in quattro parti. Tre quarti sono usati per l’unione tenone-mortasa classica, ma il quarto che rimane è tagliato su ogni
pezzo a tenone triangolare con ugnatura (sulla faccia a vista). Ci sono dunque un tenone normale e un tenone con ugnatura sul pezzo maschio, e una mortasa e un tenone con ugnatura sul pezzo femmina.
Unione a falso tenone:
1. Taglio con la sega dei due pezzi tagliati ad angolo.
2. Svuotamento delle cave con lo scalpello.
3. Sistemazione e bloccaggio del falso tenone con i chiodi.
4. Pareggiamento con il saracco.
Forcella. Si tratta di una semplificazione dell’unione a tenone e mortasa. Infatti nella forcella semplice il pezzo maschio è semplicemente fatto a tenone e il pezzo femmina è scavato nella sua parte centrale. Quindi, se vogliamo, si tratta di una mortasa passante sulla cima del pezzo. La cava è più facile da realizzare rispetto alla mortasa perché le guance vengono tagliate con la sega.
-Doppia forcella. A due tenoni e due cave; è una semplificazione del doppio tenone e mortasa.
Unione a doppia forcella:
1. Svuotamento delle cave con lo scalpello.
2. Montaggio dopo l’incollamento.
-Forcella a T. Non si adatta la traversa sull’estremità del montante, ma a metà. Per cui si fa una cava all’estremità della traversa, svuotando la parte centrale, e una doppia cava ad ogni lato del montante (si tratta in un certo senso di un tenone a metà del pezzo).
Unione a forcella a T:
3. Svuotamento delle cave con lo scalpello.
4. Montaggio dopo l’incollamento.
-Forcella a tenone e mortasa con ugnatura. Il principio è lo stesso del tenone e mortasa con ugnatura, ma la mortasa è aperta.
A mezzo legno. È la giunzione più semplice e basta solo una sega per ricavarla (perlomeno per la giunzione all’estremità). Semplicemente incollata, la sua resistenza è molto limitata e quasi sempre viene rinforzata con caviglie, viti o bulloni. In pratica, questo tipo di giunzione è usatissimo per molte realizzazioni e soprattutto per pezzi grandi. Nell’unione a mezzo legno, la lunghezza della cava è uguale alla larghezza dell’altro pezzo.
-Mezzo legno a T. Derivato dal precedente. Questa volta la cava è situata a metà del montante; i suoi fianchi sono aperti con la sega, poi viene svuotata con lo scalpello da legno. Anche questa giunzione deve essere rinforzata, proprio come l’unione a mezzo legno intermedia nella quale la cava di ciascuno dei pezzi è situata a metà.
-Mezzo legno a T e coda di rondine. È un miglioramento della normale unione a mezzo legno e comporta una resistenza superiore alla trazione sulla traversa. Evidentemente è più difficile da tracciare e da realizzare. Per tagliare il tenone a coda di rondine metterete il pezzo di legno in diagonale tra le ganasce della morsa. La cava a coda di rondine viene aperta prima con la sega, poi con lo scalpello. La cava può essere passante (è il caso più frequente) o cieca, se la faccia a vista del pezzo è la costa opposta alla traversa. Non è indispensabile rinforzare con caviglie.
—Mezzo legno con ugnatura. I due pezzi sono tagliati a mezzo legno con ugnatura in cima. Dato che questa giunzione non è molto solida, va rinforzata con spine o caviglie metalliche che ne assicurino il bloccaggio. Deve essere tracciata e segata con grande precisione. L’uso di caviglie metalliche rende inutile forare i pezzi, cosa che indebolirebbe l’insieme.
Unione a mezzo legno di testa.
1. Taglio a mezzo legno.
2. Incollamento prima del montaggio
Unione a mezzo legno a coda di rondine.
3. Taglio della coda di rondine.
Unione a mezzo legno con ugnatura:
1. Taglio dell’ugnatura.
2. Accostamento.
3. Bloccaggio della giunzione, dopo l’incollamento, con caviglie metalliche.
4. Pareggiamento con la sega.
Unioni d’angolo
È il sistema usato per i cassetti: i pezzi sono posati di testa e uniti ad angolo retto. Il più conosciuto (incastro a coda di rondine) è molto resistente ed è anche uno dei più semplici da realizzare.
Coda di rondine aperta. Le code di rondine sono dei tenoni di forma trapezoidale (da qui il loro nome riferito alla forma della coda della rondine). In questo tipo di incastri, le code sono piccole e numerose, per cui assicurano un’ottima coesione all’insieme.
Tracciare le code è abbastanza complicato. In teoria, l’angolo di base del trapezio è dato tirando la diagonale di un rettangolo la cui lunghezza sia uguale a 5 volte la larghezza (e cioè 78°). Nella pratica, si può essere indotti a modificare leggermente quest’angolo a seconda dello spessore dei pezzi e del numero di code che si possono fare sulla testa. Il tracciato si fa più velocemente con la falsa squadra (o con il compasso regolato sulla falsa squadra). Lo spessore delle code dev’essere uguale allo spessore del secondo pezzo. I fianchi si tagliano con la sega e si svuotano con lo scalpello.
Unione a code di rondine aperte:
1. Taglio delle code di rondine.
2. Svuotamento degli alloggi con scalpello.
3. Tracciatura delle code per riporto.
4. Realizzazione dei piedi dell’altro pezzo.
Coda di rondine seminascosta. Quest’incastro è usato particolarmente per i cassetti in modo che la giunzione non sia visibile sulla facciata del mobile. Le code del pezzo maschio dovranno avere una lunghezza inferiore (2/3) allo spessore del pezzo con la faccia a vista. La realizzazione dei piedi femmina richiede parecchia abilità perché non è possibile usare la sega: quindi si lavora unicamente con lo scalpello.
Unione a code di rondine seminascoste:
1. Accorciamento delle code di rondine del primo pezzo.
2. Tracciatura per riporto delle code dell’altro pezzo.
3. Montaggio dopo l’incollamento.
Coda di rondine nascosta. È un ulteriore miglioramento della coda di rondine perché l’attacco è assolutamente invisibile dall’esterno. È riservato quindi ai mobili più curati, ai cofanetti da gioielli ecc. Le code maschio, come anche i piedi femmina, sono tagliati più corti degli spessori. Le coste dei pezzi sono tagliate ad ugnatura. Questo tipo d’incastro è difficile da fare e richiede una notevole esperienza nel maneggiare lo scalpello (e buona padronanza nel fare i tracciati). Può costituire un ottimo esercizio.
Come usare la maschera per code di rondine:
1. La guida e i suoi accessori.
2. Impiego della guida e della fresa per la prima serie di code.
3, 4 e 5. Centraggio e localizzazione.
6. Fresatura dei piedi dell’altro pezzo.
Incastro a denti. Molto più abbordabile, questo tipo d’incastro fa largamente uso della sega dato che le code sui due pezzi non sono più trapezoidali bensì quadrate (o rettangolari). I canali vanno poi svuotati con lo scalpello. È adattissimo per i cassetti di mobili che non richiedono una grande finitura (non dimenticate che è sempre possibile applicare un altro pezzo come faccia a vista dei cassetti per coprire la giunzione). Si può anche realizzare un incastro a denti semi-nascosto.
Incastro a denti:
1. Taglio dei denti.
2. Svuotamento dei canali con lo scalpello.
3. Rinforzo di giunzione con colla e chiodi.
Coda di rondine fresata. L’impiego di attrezzi elettrici portatili (cavatrice o trapano) facilita di molto la realizzazione di questo tipo d’incastri. Troverete infatti (tra gli accessori per trapano) delle maschere, da fissare sui pezzi, con una griglia sulla quale si può usare una fresa venduta assieme, guidata da un collare di guida. Questo tipo di maschera vi permette di effettuare rapidamente la fresatura di code aperte o nascoste. La sola concreta difficoltà consiste nel centrare correttamente la maschera su ciascuno dei due pezzi. Con un poco di pratica riuscirete a realizzare dei cassetti dalle giunzioni solidissime e poco visibili.
Canale semplice o doppio. Riservato piuttosto a grandi pezzi, consiste nell’aprire una scanalatura (con la sponderuola o la cavatrice) in uno dei due pezzi,
larga quanto la testa del secondo. La giunzione viene incollata e poi rinforzata con i chiodi. Nell’incastro a doppio canale, si apre una scanalatura su ciascuno dei due pezzi (e ognuna avrà la metà dello spessore dell’altro pezzo).
Scanalatura e linguetta. La costa di uno dei due pezzi è sagomata a linguetta per tutta la sua lunghezza, mentre l’altro pezzo viene scanalato sulla controfaccia. Il primo pezzo è infilato nel secondo per scorrimento. È la giunzione usata di solito per fissare i fondi di cassetto. Si può anche aprire una scanalatura sul primo pezzo e farvi entrare il secondo senza sagomare nessuna linguetta.
Falsa coda. Derivato dall’unione a denti, quest’incastro ha il vantaggio che non occorre riportare il tracciato. I due pezzi si possono fresare (se si usa la macchina) insieme. Poi si applicano dei tasselli di legno della giusta misura che vengono incollati nelle cave (false code).
Mezzo legno in testa o a T. Usato soprattutto per i pezzi grossi e non troppo alti. Le cave vengono aperte con la sega (e quelle a T con anche lo scalpello). La giunzione deve essere rinforzata con viti o chiodi. Anche in questo caso si tratta di una realizzazione piuttosto grossolana.
Giunzione a mezzo legno a T:
Taglio con la sega circolare. Accostamento prima di rinforzare con con chiodi (o viti).
Giunto piatto. Non è propriamente un assemblaggio da falegnameria poiché i due pezzi sono uniti per mezzo di rinforzi che possono essere delle ferramenta (squadre per sedie, angolari sui quali vengono inchiodati i due pezzi). Questi sistemi si usano molto spesso per gli agglomerati uniti di costa (non è certo il caso di aprirvi delle sottili code di rondine). Altro mezzo di rinforzo: mettere dei fazzoletti e cioè delle piastre di metallo triangolari inchiodate in alto e in basso. Il montaggio di ripiani su montanti di legno è spesso realizzato a giunto piatto con rinforzo; è un’unione di costa a T. Si apre una scanalatura nel montante, a volte perfino una cava a mezzo legno, per incastrarci il ripiano. Il montaggio a giunto piatto con rinforzo è però preferibile perché non indebolisce il montante (questo inoltre permette di spostare il ripiano verso l’alto o il basso spostando il rinforzo). Questi rinforzi per ripiani possono essere delle mensoline inchiodate o avvitate, ma anche delle chiavi metalliche il cui zoccolo viene infilato nei fori fatti nel montante. Si tratta quindi di un sistema di montaggio rapido, resistente, poco evidente in caso di scaffalature.
Unioni di costa o calettamenti
Il calettamento più corrente è quello dei perlinati o dei listelli da parquet, cioè di due pezzi piani messi lato contro lato. Ma la giunzione può essere di testa se i due pezzi sono ad angolo retto. Questo tipo di giunzione viene usato moltissimo, in particolare nella costruzione di mobili, qualora si tratti di unire due pannelli di compensato o di agglomerato (per costruire una scrivania, un armadio, un pensile da cucina ecc.).
Dente e canale. È il calettamento classico, abbastanza difficile da realizzare con l’incorsatoio tradizionale, ma facile se si usa la cavatrice oppure la fresatrice (su una macchina combinata), o anche la sega circolare. I listelli per parquet e le perline sono sempre venduti già scanalati, come anche i pannelli di legno lavorato per rivestimenti da pavimento o da muro.
Lavorazione a mano. Bisogna usare un incorsatoio (pialletto per scanalare) a due ferri (o un paio di incorsatoi, uno maschio e l’altro femmina). Il pezzo di legno viene stretto nella morsa (se è lungo in due). Fate un tracciato preciso. Questa lavorazione richiede una certa pratica.
Unione a dente e canale:
1. Risultato del lavoro fatto con l’incorsatoio a doppia lama.
2. Realizzazione del dente.
3. Realizzazione del canale.
4. Montaggio.
A macchina. Usate sulla cavatrice una fresa adatta al taglio di scanalature; l’unica vera difficoltà consiste nel tenere la macchina in linea (servitevi della guida che si appoggia sulla faccia del pezzo). È possibile fare scanalature con la sega circolare, ma un lavoro davvero preciso lo si ottiene solo mettendo la sega su un supporto fisso. Il canale e le battute da ogni lato del dente sono aperte in più passaggi (l’importante è regolare in modo adeguato la profondità di taglio). Se si lavora con la guida si ottengono dei tagli perfettamente diritti. La sega circolare a lama oscillante permette di fare il canale con un solo passaggio e il dente con due.
Con una fresatrice, basta usare le punte adatte per scanalature e linguette e si riescono a fare rapidamente tutta una serie di pezzi.
Il calettamento tramite dente e canale viene generalmente bloccato in posizione con dei chiodini piantati di sbieco nella scanalatura e annegati col caccia-punte (è il caso dei parquet e dei rivestimenti).
Calettamento a macchina:
5. Canale ottenuto con la sega circolare.
6. Realizzazione del dente con la sega circolare.
7. Regolazione della guida laterale di un tavolo per fresare con supporto.
8. Realizzazione con la fresa della linguetta.
9. Fresatura del canale.
Calettamento con la fresatrice:
1. Scelta dell’utensile per denti.
2. Utensile per canali.
3. La fresatrice all’opera.
Calettamento con la fresa portatile:
4. Accessorio portatile per fresare.
5. Fresatura del canale.
Dente e canale a ugnatura. Questa realizzazione s’avvicina molto alla precedente, ma qui la scanalatura è aperta nella controfaccia del pannello orizzontale (il pezzo verticale è scanalato in modo normale). Questo incastro può essere semplicemente incollato, o rinforzato con delle squadre per sedie.
Falsa linguetta. Derivato dal calettamento classico, quest’incastro permette di unire due pezzi scanalati. Si guadagna un po’ più di tempo dato che è più facile realizzare la scanalatura della linguetta. Serve soprattutto per i pannelli troppo friabili perché una semplice linguetta sia abbastanza resistente (in modo particolare nel truciolare).
La linguetta riportata è un piccolo listello la cui larghezza è doppia rispetto alla profondità della scanalatura. Usate dei listelli di legno duro per migliorarne la resistenza. La falsa linguetta viene anche usata per i calettamenti a ugnatura.
Unione a falsa linguetta:
1. Tracciatura col truschino.
2. Scanalatura di due pezzi con l’incorsatoio.
3. Sistemazione della falsa linguetta e montaggio con colla e incastro.
Linguetta bastarda. In questo caso la linguetta ha una sola battuta (battuta semplice); si deve usare questa giunzione per due pezzi ad angolo retto uno dei quali sia sottile. Risultano però meno a squadro che nel calettamento classico a due battute.
Unione a linguetta bastarda:
1. Realizzazione della battuta con la sponderuola.
2. Scanalatura con I’incorsatoio.
3. Sistemazione della linguetta bastarda.
4. Montaggio dopo aver incollato.
Ugnatura spinata. È l’altro tipo di calettamento, anch’esso molto diffuso, soprattutto per i legni derivati. I mobili in paniforte o in truciolare sono frequentemente montati con questo procedimento che dà una finitura migliore dell’uso dei chiodi e delle viti, inoltre è anche più robusto (i chiodi e le viti infatti non fanno bene presa nell’agglomerato). Tuttavia bisogna che la testa del pannello verticale sia sufficientemente larga. A volte questo tipo di giunzione è rinforzato da tasselli inchiodati nell’angolo rientrante, o con squadre da sedie. In teoria non è smontabile dato che le spine sono incollate, ma può essere smontato infilando una lama di sega per tagliare le spine. Se non disturba che le spine siano visibili sulla faccia del pezzo orizzontale, sovrapponete i due pannelli e forate entrambe le parti contemporaneamente.
Quando le spine devono restare nascoste (ed è ciò che succede nel montaggio di pannelli impiallacciati), cominciate a forare una costa e per fare le tracce sull’altro pezzo mettete gli appositi centri per spine nei fori. Questi centri sono venduti nei pacchetti di spine. In mancanza di questi, usate il sistema di riferimento con i chiodi senza testa. I fori devono essere appena appena più larghi delle spine in modo che ci sia posto per la colla.
Unione a spine:
1. Centri per spine.
2. Montaggio di pannelli truciolari.
3. Montaggio di un telaio a travetti.
Ugnatura a giunto piatto. In questo caso i pannelli sono uniti semplicemente con degli accessori: viti, chiodi, bulloni con dado a espansione.
Battuta doppia. Qui, due pannelli messi di piatto fianco a fianco sono uniti da due battute aperte sulle coste contigue. L’incastro è dunque più semplice del calettamento a dente e canale e si adatta meglio ai pezzi grossi, abbastanza perché un rinforzo con chiodi e viti sia possibile. Questo calettamento per sovrapposizione va bene per un pavimento inchiodato sui travetti di un solaio.
Unioni di testa o intestature
Sono le meno correnti, e alcune di loro sono tra le più difficili da realizzare in modo solido. Due pezzi intestati (messi cioè testa a testa) offrono poca resistenza ad uno sforzo un po’ vigoroso. Non è che le intestature servano molto al falegname, ma tuttavia è opportuno conoscerle (fosse anche solo per il fatto che costituiscono un valido esercizio di falegnameria per arrivare a padroneggiare meglio il proprio modo di lavorare il legno).
Intestatura semplice con spine. È di gran lunga la più semplice poiché consiste nel riunire due pezzi testa a testa per mezzo di spine. Risulta evidente che non offre una gran solidità, ma può rivelarsi utile per pezzi che non devono subire sforzi o che godono di un ulteriore rinforzo (per esempio, incorniciamento di un pannello di forte spessore). Di solito si tracciano i punti di riferimento della posizione delle spine con dei chiodi senza testa. Usate preferibilmente delle spine scanalate che permettono una distribuzione migliore della colla.
Unione con intestatura a spine:
1. Si taglia la punta dei chiodi di riferimento.
2. Localizzazione del posto delle spine.
3. Foratura con calibro di profondità.
4. Montaggio delle spine dopo aver incollato.
Intestatura a dardo di Giove semplice. Un dardo di Giove è in questo caso un tenone tagliato obliquo. In questo tipo d’incastro i due pezzi sono tagliati diagonalmente (secondo un angolo di 45°, o più acuto) e uniti così come stanno con due viti di rinforzo (una da ogni lato).
Intestatura a doppio dardo di Giove. Ogni pezzo è tagliato sulla testa a due tenoni invertiti. Si ottiene un buon bloccaggio dell’incastro, ma è necessario rinforzarlo con caviglie o viti. Viene fatta interamente con la sega (comunque a volte si rende necessaria una rettifica delle facce con lo scalpello).
Unione con intestatura a doppio dardo di Giove:
1. Tracciatura dei tenoni.
2. Taglio dei tenoni.
Intestatura a dardo di Giove con tassello. I due pezzi sono tagliati a tenone obliquo e si apre una mortasa triangolare su ciascuna delle due estremità (triangolo rettangolo isoscele). Questo permette di sistemare un tassello, cioè un pezzetto di legno a sezione quadrata, tra i due pezzi. Ciò che rende interessante questa intestatura è il fatto che il rinforzo non si vede.
Una variante consiste nel tagliare un tenone triangolare in una delle facce per incastrarlo nella mortasa dell’altra.
Unione con intestatura a dardo di Giove con tassello:
3. Tracciatura dei pezzi.
4. Taglio dei pezzi.
Intestatura a mezzo legno e a coda di rondine. Una delle migliori per resistere a una trazione nel senso della lunghezza dei pezzi. L’incastro si taglia solo su una metà dello spessore. Si taglia un tenone a coda di rondine sul pezzo maschio e una cava di forma uguale sul pezzo femmina. La larga battuta diritta fa stare i pezzi perfettamente a squadro.
Intestatura a dardo di Giove spezzato. È l’intestatura più robusta ma anche più difficile da realizzare perché consiste in una linea spezzata che assicura l’auto-bloccaggio dell’incastro, semplicemente incollato e non rinforzato.
5. Taglio del tenone.
6. Incollamento del tassello.
7. Svuotamento della mortasa.
8. Unione a dardo di Giove spezzato.