Nonostante ormai la fabbricazione di mobili sia facilitata da numerosissimi accessori, le tecniche tradizionali di montaggio continuano a rimanere alla base di ogni lavoro che si voglia definire di falegnameria.
Quasi tutti gli assemblaggi vengono incollati, eccetto quelli smontabili, per cui la scelta della colla, il modo di applicarla, il serraggio dei pezzi durante l’asciugatura, fanno parte integrante del lavoro di falegnameria. Spesso le unioni sono rinforzate da elementi di legno o di metallo: chiodi, viti, spine, bulloni a espansione, connettori.
Assemblaggio con la colla
Gli ebanisti usano sempre delle colle a caldo che offrono delle ottime qualità di resistenza. L’applicazione a freddo delle colle viniliche è senz’altro più facile, ma comunque si devono conoscere e rispettare un certo numero di regole perché il collaggio tenga.
Il metodo. Applicate la colla con un pennello duro molto pulito. La colla da utilizzare deve essere in buono stato (buttate via i prodotti troppo vecchi o seccati). Lo strato di colla sarà sottile: il sovraspessore nuoce alla saldezza. Il legno incollato tiene solo se è pulito e sgrassato: per questo lo si leviga e spolvera. Non lavorate in un luogo umido o a temperatura troppo bassa: anche le colle fredde sono sensibili al calore. Se fa freddo e se c’è umidità, si forma un «punto di rugiada», cioè uno strato di condensa sulla pellicola di colla che le impedisce di aderire. Se il legno è troppo liscio, bisogna «raschiare», cioè graffiare la superficie con un ferradenti (vedi capitolo sulla piallatura), o con una spazzola metallica dura. Per il legno di testa può risultare utile fare un preincollaggio e cioè applicare un primo strato di colla lasciandola asciugare prima di stendere il vero e proprio strato d’incollamento. Infatti il legno di testa tende a «bere» la colla. Il preincollaggio viene spesso fatto sugli agglomerati (truciolari) dato che sono materiali molto porosi.
Incollamento di un’unione a coda di rondine semplice.
Il serraggio. La colla vinilica, anche se è a presa rapida, vi lascia il tempo di mettere i pezzi in posizione correttamente. Poi bisogna serrarli. Usate i serragiunti o la morsa da banco. Se il serragiunti ha le ganasce metalliche, mettete dei tasselli di legno per proteggere le facce. Evitate qualsiasi contatto tra la colla vinilica e le parti metalliche del serragiunti (rischio di macchie di ruggine). Non appena il pezzo è ben serrato, eliminate le sbavature di colla con uno straccio umido.
Il tempo minimo di serraggio è di 2 ore (a 20°) per una colla vinilica normale, e di 15 minuti per una colla vinilica a presa rapida. È più lungo per le colle a due componenti (sull’ordine delle 3 ore). Per le colle a contatto questa operazione non è indispensabile ma è sempre consigliabile. Il serraggio, per alcuni tipi di unioni, si fa affondando a mezzo dei cavallotti nei due pezzi (si tolgono quando la colla è asciutta). Di solito non vengono serrati nemmeno i montaggi per cui si sono usati colla e viti o colla e chiodi. Quando il collaggio riguarda oggetti complessi, il serraggio richiede un vero e proprio montaggio comprendente parecchi serragiunti (a vite lunga o corta), la morsa da banco, inchiodature provvisorie e persino dei morsetti a cinghia. Fate attenzione che per il serraggio di una cornice ci vuole l’apposito morsetto per cornici.
1. Utilizzazione dei serragiunti.
2. Serraggio con la morsa da banco.
Collaggio dei piallacci. Questo campo appartiene all’ebanisteria, il dilettante di solito usa pannelli già impiallacciati. Tuttavia si può aver bisogno d’incollare dei fogli di laminato su dei pannelli con una colla a contatto. In questo caso si stende uno strato sottilissimo di colla sui due pezzi (con un pennello o con una spatola se la superficie è grande). Quando la colla risulta asciutta al tatto, posizionate i pezzi mettendo delle zeppe di cartone sul pannello. Sistemate con esattezza le due parti, togliete le zeppe e premete bene su tutta la superficie con un mazzuolo. Potete anche mettere un pannello rigido sul laminato e stringere con dei morsetti. In realtà al falegname capita soprattutto di dover impiallacciare le coste con dei nastri termoadesivi, aiutandosi con un ferro da stiro.
Assemblaggio con i chiodi
Per molti lavori che non richiedono una finitura molto accurata, si usa fare il montaggio coi chiodi (in particolare l’unione a mezzo legno inchiodato, molto facile da fare).
Quali chiodi? Per manufatti grossolani si possono utilizzare i chiodi a testa piana (la cui testa resta visibile). Per le giunzioni, si piantano dei chiodi senza testa che vengono completamente annegati nel legno. Sul compensato si usano chiodi ordinari (bisogna comunque evitare di piantarli nelle coste di pannelli con uno spessore inferiore ai 10 mm per non rischiare di scheggiarli). Nel truciolare, piantate chiodi speciali scanalati con punte temprate (dato che l’agglomerato li prende male , dovrete piantarli più fitti). Per la parte esterna, servitevi di chiodi zincati, d’acciaio, d’ottone o di alluminio.
Come si fa? Se volete incontrare una resistenza minima, piantate il chiodo diagonalmente invertendo l’inclinazione della punta.
Quando si vogliono unire due pannelli ad angolo retto, la punta dei chiodi si conficca nella costa del secondo pannello. Bisogna quindi piantarli proprio in mezzo perché il legno non si spacchi. Il sistema più sicuro consiste nel tracciare un segno sul pannello di sopra corrispondente alla linea d’inchiodatura (questo segno è lontano dal bordo di metà spessore della costa dell’altro).
Se dovete inchiodare degli spessori molto sottili, per esempio piallacci, bisogna spuntare il chiodo: lo si gira e gli si dà qualche colpo di martello sulla punta. così si evita di fessurare il legno.
Nell’unire due pezzi, spesso è più facile far penetrare i chiodi per metà nel primo pezzo, sistemare l’altro e finire poi col martello. Nei legni durissimi può essere necessario fare un foro d’invito col punteruolo.
Per piantare chiodi in posti di difficile accesso, usate un porta chiodo. In mancanza di questo, infilate il chiodo in un rettangolo di cartone e potrete tenerlo a distanza (fate così anche con i chiodi molto piccoli).
Per accecarli, si usa un punzone di misura adatta. Le teste devono essere decisamente affondate sotto la superficie (e non affiorare) perché vi si possa mettere del mastice.
1. Dopo la colla, i chiodi.
2. Accecamento della testa del chiodo.
Assemblaggio con le viti
L’assemblaggio con le viti consiste nel fare un foro passante nel primo pezzo, attraverso il quale passa la vite, e nel bloccare la parte filettata nel secondo. Spesso i montaggi si fanno unendo colla e viti, ma le viti servono anche a rinforzare assemblaggi più elaborati.
Grazie alla filettatura che morde le fibre del materiale, le parti avvitate sono più resistenti ad uno sforzo di quelle incollate. Per questo motivo preferirete le viti ai chiodi ogni volta che i pezzi dovranno essere sottoposti a una trazione. Un altro vantaggio delle viti, utilissimo per certi mobili, è che si possono togliere (ma allora non bisogna incollare). Dovrete inoltre far uso di viti per la ferramenta: cerniere, maniglie, chiavistelli.
Quali viti? La resistenza dipende in parte dalla lunghezza della filettatura che morde il legno. Dev’essere circa uguale ai due terzi dello spessore del pezzo (ma mai più lunga). Se dovete avvitare una costa, limitate il diametro della vite (a 6 decimi dello spessore) per evitare che il legno si scheggi. Una vite da mettere in una costa sarà piuttosto lunga e sottile, mentre quella da mettere in mezzo a un pezzo di legno grosso può essere corta e di diametro largo.
Inoltre sceglierete le viti in base al lavoro che volete fare: i manufatti finiti in modo piuttosto rozzo sono rinforzati con viti a testa tonda che rimangono in vista, mentre realizzazioni più curate impongono l’impiego di viti a testa svasata che saranno poi annegate nel materiale. Tuttavia in certi casi possono avere un carattere decorativo: è il caso, per esempio, delle grosse viti cromate che servono a consolidare i mobili da giardino. Per unire grandi pezzi di legno (tipo carpenteria) si ricorre a viti lunghe e grosse (chiamate «tirafondo») come anche a viti a testa quadra, a goccia o svasate. Le normali viti da legno non tengono bene nei pannelli di truciolare. Le viti speciali per agglomerati, infatti, presentano dei filetti larghi che mordono meglio e sono filettate per tutta la loro lunghezza. Le viti da legno hanno generalmente in testa un semplice taglio diritto, ma se ne trovano anche col taglio a croce (il cacciavite ha una presa migliore). Per le tappezzerie si usano le viti con testa a borchia: la bulletta arrotondata è prolungata da un piccolo gambo filettato che penetra in un foro situato nel mezzo della testa svasata.
Foro d’invito. Praticamente indispensabile, eccetto che per i legni teneri. Serve a guidare la vite, ma anche ad evitare che il legno si scheggi. Il diametro del foro d’invito deve essere equivalente alla metà di quello della vite e la sua lunghezza ai due terzi della lunghezza della filettatura che dovrà penetrare.
Per viti piccole o per i legni teneri, il foro d’invito è fatto semplicemente col punteruolo (basta un colpo di martello sul manico), o col succhiello (che in più avvia la filettatura). Si usa il punteruolo anche per la maggior parte delle piccole viti da ferramenta.
Nei legni duri, per avvitare coste o teste, usate una mecchia e il trapano. Se si uniscono due pezzi, bisogna usare due mecchie: la prima di diametro più grande della vite per far passare la boccola nel foro passante, la seconda di piccolo diametro per il foro d’invito. Per non montare e smontare continuamente le due mecchie, sarà opportuno, se si devono mettere parecchie viti, fare i buchi in serie.
Come si fa. Usate un cacciavite che abbia la lama della larghezza adatta al taglio della vite (altrimenti rovinerete la testa). Non sempre è facile avvitare diritto perché le fibre del legno fanno spesso deviare la punta. Quando è possibile tenete il cacciavite in linea con l’avambraccio.
Per facilitare l’avvitamento, se il legno è duro, passate la filettatura con la paraffina. Se dovete mettere molte viti, usate un cacciavite a spirale: per avvitare basta premere. L’avvitatore elettrico (o l’adattamento sul trapano) fa guadagnare moltissimo tempo.
Se dovete metterne in posizione difficile senza poterle tenere, servitevi di un cacciavite con lama magnetizzata, oppure riempite il taglio della vite di paraffina perché si attacchi alla lama.
In tutti i montaggi di ebanisteria è regola fresare i fori per accecare le viti nel legno. Fate la fresatura in modo che la testa rimanga 2 o 3 mm sotto il livello della faccia, perché il mastice possa tenere (se la testa è troppo vicina alla superficie, il mastice aderisce male).
1. Realizzazione di un foro d’invito col succhiello.
2. Rinforzo di un’unione a mezzo legno con viti a testa svasata.
Fresatura per l’accecamento di una vite a testa svasata.