Per assemblare il legno si ricorre ampiamente alla colla: in teoria le opere di ebanisteria sono solo incollate (senza viti né chiodi).
I progressi dell’industria chimica hanno permesso di mettere a disposizione dei falegnami colle di ottima qualità, da utilizzare a freddo, semplificando così enormemente il lavoro.
Le colle tradizionali, usate una volta dagli ebanisti, derivano da residui animali (colla di pelle o colla d’ossi). Si presentano sotto forma di tavolette o di pastiglie e bisogna lasciarle a bagno per una notte prima di scaldarle a bagnomaria a 60° (subito prima dell’uso). Queste colle sono senz’altro ottime, ma la necessità di scaldarle è un grosso inconveniente (in pratica vengono riservate alla riparazione di mobili antichi). Oggi si preferisce usare dei prodotti più moderni che fanno presa a freddo.
Colle viniliche
Sono le più usate. Si presentano in vasi o tubetti e di solito sono bianche (ma asciugandosi diventano trasparenti).
Con le colle viniliche si ottiene un incollamento abbastanza duraturo e con una buona resistenza meccanica. Se ne applica una sottilissima pellicola e quindi le giunture risultano poco evidenti. La loro principale qualità è la facilità d’uso dato che si possono stendere con un semplice pennello (è meglio prima raschiare le superfici piane con una spazzola metallica o una pialla dentata, o ferradenti, affinché le fibre offrano una presa maggiore).
Non resistono invece all’acqua e all’umidità prolungata, e hanno una tenuta mediocre sotto l’azione della temperatura (vicino a stufe e radiatori le opere assemblate spesso si scollano).
Questi prodotti non macchiano il legno (basta asciugare le eventuali sbavature con uno straccio umido). Il fatto che la presa sia lenta fa sì che si possano fare degli aggiustamenti anche qualche minuto dopo aver attaccato gli elementi. Richiedono un serraggio delle parti assemblate (per circa dodici ore). Nei vasi si conservano a lungo (infatti non si seccano).
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1 e 2. La colla vinilica per legno è largamente usata per le giunzioni.
Colle al neoprene
Chiamate spesso colle a contatto, questi prodotti sono molto usati per incollaggi forti: applicazione di pannelli murali, di laminati, assemblaggio di pannelli di legno lavorato. Sono a base di gomma di sintesi (e gli incollamenti ottenuti presentano una certa flessibilità). Le colle a contatto richiedono un doppio incollamento: si applica uno strato sottilissimo su ambedue le parti da incollare aspettando per una decina di minuti che il solvente evapori: la colla non deve aderire al dito. Si uniscono allora le parti con molta cura: riposizionarle, anche minimamente, non sarà più possibile. Per rendere migliore l’unione si procede al martellaggio o si mette sotto pressa (o serragiunti) per qualche minuto. Le colle al neoprene resistono bene all’acqua e all’umidità; hanno però una tenuta media alle alte temperature. Le sbavature vanno asciugate immediatamente con uno straccio bagnato con acqua calda. Sono disponibili parecchi tipi di colla a contatto corrispondenti ai diversi materiali.
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1 e 2. Impiallacciatura con colla al neoprene. 3. Colla a due componenti.
Colle a due componenti
Mescolate a un induritore, queste colle fanno presa a freddo. La più conosciuta è la colla a resina epossidica ricavata da una resina sintetica. Ha un forte potere adesivo che la rende idonea ad essere usata negli incollaggi difficili, come quando si tratta di incollare vetro o plexiglass. Bisogna rispettare le dosi raccomandate dal fabbricante (generalmente l’aumento della dose d’induritore accorcia il tempo di presa). Le parti da incollare devono essere preparate e pulite alla perfezione. Dato il prezzo elevato, è opportuno riservarle all’incollamento di pezzi esposti in modo particolare all’umidità, ad agenti chimici (acidi, idrocarburi) o a temperature elevate (sull’ordine dei 300 gradi). Durante l’asciugatura i pezzi devono essere tenuti sotto pressione. Le sbavature si tolgono con l’alcool.
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