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Per poter resistere indenne all’azione dei raggi solari e delle intemperie una pittura deve possedere caratteristiche particolari che riguardano la natura del legante e degli altri componenti. Per questo motivo la finitura delle pareti esterne richiede l’uso di prodotti appositi.
Sui muri in pietra o mattoni a vista che si vogliono proteggere dalla pioggia battente senza alterarne l’aspetto, conviene usare speciali liquidi a base di siliconi che una volta applicati, pur risultando perfettamente trasparenti e incolori, rendono la parete “idrorepellente” senza ostacolare il naturale processo di traspirazione. Questi prodotti, diluiti con acqua nel rapporto indicato sulla confezione, si applicano a pennello o a spruzzo in quantità tanto abbondante da provocare ingenti colature. Per non compromettere l’efficacia della pellicola protettiva, si deve fare attenzione a non lasciare qua e là zone scoperte perché non sarebbe in seguito possibile eseguire delle “riprese” sulla parete ormai diventata idrorepellente. Una volta essiccato il prodotto, sulla superficie trattata si forma una sottile pellicola protettiva che fa scivolare via l’acqua evitando che venga assorbita: in tal modo il muro rimane asciutto e le impurità che si depositano sulla parete vengono dilavate dalla pioggia senza accumularsi e creare macchie.
Ultimo aggiornamento 2024-10-22 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
Per una finitura coprente sono diversi i prodotti disponibili, a cominciare dalle idropitture a base acrilica, specificamente indicate per tinteggiature esterne. Ancora più resistenti le pitture alla “pliolite” (una resina pregiata che prende origine dalla produzione della gomma sintetica) che però, rientrando nella categoria dei prodotti a solvente, risultano di meno agevole applicazione per chi è poco esperto. Questo svantaggio è comunque compensato da indubbie qualità positive, che rendono queste pitture particolarmente adatte alle finiture di pareti esterne anche in zone soggette a smog o a salsedine marina, dove l’impiego di altri prodotti darebbe luogo a fenomeni di sfoglia-mento o screpolature. Le migliori pitture di questo tipo possiedono infatti in ottimo grado i requisiti più importanti per l’applicazione all’esterno: resistenza agli agenti atmosferici e alle sostanze corrosive presenti nell’aria; resistenza agli alcali contenuti nel cemento e nella calce idraulica; repellenza all’acqua e traspirabilità al vapore acqueo; autolavabilità, cioè predisposizione a non trattenere la polvere e lo sporco, in modo che la pioggia possa facilmente dilavarli. L’applicazione delle pitture a solvente si fa normalmente in due mani, o anche in tre dove è consigliabile una resistenza eccezionale, diminuendo ad ogni mano la quantità del diluente.
QUALCHE PRECAUZIONE
Per chi fa da solo, dipingere una parete esterna non presenta particolari difficoltà se questa non supera l’altezza di 4 o al massimo 5 metri, come accade per i muri di cinta e le costruzioni ad un solo piano; ma diventa problematico, a meno che non venga predisposto un adeguato ponteggio, quando si tratta di edifici a due piani, e del tutto sconsigliabile per altezze maggiori. Già per dipingere ad un’altezza di 4 o 5 metri le scale apribili non sono più sufficienti ed occorre almeno una lunga scala da appoggiare al muro; tuttavia è più comodo disporre di due scale dotate di speciali supporti sui quali si può appoggiare una robusta asse in modo da realizzare una sommaria impalcatura. A scanso di incidenti, prima di servirsi delle scale è bene controllarne la stabilità: l’inclinazione rispetto alla parete di appoggio non deve essere né eccessiva (pericolo di slittamento) né troppo scarsa (pericolo di ribaltamento).
Anche le condizioni climatiche hanno importanza quando si lavora all’aperto. Le stagioni migliori per tinteggiare pareti esterne sono quelle a clima mite e sereno, come la primavera inoltrata e il primo autunno. Non è consigliabile comunque dipingere con temperatura inferiore ai 5°C, quando c’è vento che potrebbe trasportare impurità sulla pittura ancora fresca, su superfici bagnate dalla pioggia o dalla nebbia oppure direttamente esposte ai raggi di sole. Meglio quindi rimandare il lavoro quando il tempo promette acquazzone. Nelle giornate di gran sole è bene dipingere le pareti esposte a nord e a ovest nella mattinata, quelle ad est nel pomeriggio e quelle a sud verso sera. Prima di iniziare il lavoro, i serramenti, i davanzali, le lampade ed ogni altro infisso vanno protetti per quanto è possibile con fogli di plastica. Quando questa protezione non si può agevolmente realizzare, è bene evitare le sbavature usando come schermo una striscia di cartone. Se per caso durante il lavoro una scala deve essere appoggiata su un tratto di parete già dipinta, conviene prima avvolgerne le estremità superiori con stracci puliti.
PREPARAZIONE DEL FONDO
Sia che si tratti di un intonaco nuovo o già dipinto o di calcestruzzo a vista, la prima operazione da compiere è un’energica spazzolatura, prima con spazzola metallica per eliminare incrostazioni e parti in distacco e poi con uno scopino per togliere la polvere. In particolare se la parete era stata precedentemente dipinta a calce va raschiata a fondo fino a rimettere a nudo il supporto. Per pareti particolarmente sporche è necessario anche un lavaggio con acqua e soda Solvay, seguito da accurata risciacquatura; le zone segnate da macchie di grasso, nafta, catrame e simili vanno ripulite con appositi solventi. Se un intonaco presenta gravi difetti, cioè buchi o fessure di notevole entità, macchie di umido e di muffa o efflorescenze saline, prima di dipingere è necessario porvi rimedio come specificato alle pagine 36-38. Per le riparazioni non va però mai impiegato gesso, che è materiale troppo sensibile all’umidità per poter essere impiegato su pareti esterne; per scalfitture superficiali e di piccola entità si può invece usare lo speciale stucco sintetico per esterni. A completamento della preparazione conviene poi sempre applicare una mano di fondo con pittura isolante.
APPLICAZIONE DELLA PITTURA
Qualunque tipo di prodotto si usi, si comincia sempre dai cornicioni o altre parti sporgenti e poi si procede sulla parete dall’alto verso il basso per strisce verticali, in modo da non creare sgocciolature su zone già dipinte. Se la parete da dipingere è piuttosto estesa, perché le “riprese” dovute alle inevitabili interruzioni del lavoro non si notino è opportuno che esse avvengano in corrispondenza di spigoli, finestre, fasce decorative, ecc. La tecnica di applicazione, a pennello o a rullo, delle moderne pitture sintetiche non differisce da quella descritta per le idropitture su pareti interne. Conviene però sottolineare che le tinteggiature all’esterno non hanno solo una funzione decorativa ma anche e soprattutto quella di proteggere la parete dall’azione disgregante degli agenti atmosferici. Perché si realizzi una efficace protezione lo spessore della tinteggiatura non deve essere troppo esiguo, per cui le varie mani devono essere sufficientemente “caricate” di pittura.
I RIVESTIMENTI PLASTICI
Sia i tipi ad acqua sia quelli a solvente contengono, insieme a pigmenti e resine sintetiche simili a quelle delle pitture per esterni, una certa quantità di polveri minerali (caolino, farina o granuli di quarzo, ecc.) che li rendono notevolmente coprenti e riempitivi, tanto che si possono considerare delle “pitture a spessore”. In rapporto alla granulometria dei minerali contenuti danno luogo a rivestimenti di varia consistenza (da circa uno a più millimetri) e possono venire applicati a pennello o rullo come una qualunque pittura oppure richiedere l’uso degli strumenti usati per intonacare. La finitura che si ottiene può essere a buccia d’arancia più o meno fine, spatolata, graffiata, e così via a seconda delle modalità di applicazione. Duri, traspiranti, resistentissimi agli agenti atmosferici, questi rivestimenti nelle applicazioni esterne offrono particolari garanzie di durata.
I plastici ad acqua ed a granulometria fine per la versatilità e semplicità di impiego riescono particolarmente utili a chi fa da soli.
Si tratta di prodotti piuttosto densi, forniti pronti all’uso in alcune tinte, che possono essere applicati senza diluizione e per mezzo di uno speciale rullo alveolato in spugna sintetica su qualunque superficie muraria, previa applicazione di una mano di isolante. Poiché questi rivestimenti formano uno strato alquanto spesso (ne occorrono da 2 a 4 kg per metro quadrato), si prestano ad essere usati anche su fondi non molto regolari e perfino, se la muratura è sufficientemente piana, a sostituire l’intonaco. Se la parete ha delle screpolature molto evidenti oppure se i giunti tra i mattoni e le pietre sono difettosi, si possono eseguire stuccature con lo stesso prodotto 24 ore prima dell’applicazione.
Il modo d’impiego è piuttosto semplice. Aperto il contenitore e il sacco della plastica che si trova all’interno, senza rimescolare la pittura (che è già pronta all’uso) vi si immerge parzialmente il rullo facendolo girare diverse volte in modo da riempire bene gli alveoli: un leggero colpo sul bordo del secchio serve ad eliminare il prodotto in eccesso. Il rullo impregnato va passato sulla parete senza premere, con movimento dall’alto verso il basso e per una lunghezza di circa 40 centimetri, risalendo poi un po’ più in alto del punto da cui si è partiti. A questo punto il rullo si è svuotato e per coprire un nuovo tratto occorre immergerlo di nuovo nel contenitore, ripetendo da capo l’operazione. Dopo aver ricoperto una certa porzione di parete si uniforma la superficie con qualche passata orizzontale data senza ricaricare il rullo e poi la si tratta con lo strumento più adatto ad ottenere la finitura desiderata. Mentre il rivestimento è ancora fresco si ripetono dall’inizio le stesse operazioni fino a completare la parete, curando il perfetto raccordo del “disegno” a rilievo. Nei punti inaccessibili al rullo il rivestimento si applica con una spatola, raccordando poi il disegno con le dita.
La finitura “rullata “è la più semplice e rapida: si ottiene ripassando il rullo, non caricato di prodotto, in verticale o in orizzontale ma comunque sempre nello stesso senso. Il rullato orizzontale non è però consigliabile su muri esterni per la sua predisposizione a trattenere sporcizie ed umidità. La finitura “spatolata” si realizza passando una spatola triangolare di plastica sul rullato verticale od orizzontale per circa 40 centimetri nel verso dell’applicazione a rullo, bagnando la spatola nell’acqua ogni volta. Oltre a questi fondamentali, sono possibili molti altri tipi di lavorazione: tamponare uniformemente il prodotto con una spugna di plastica dopo averlo applicato a rullo; applicare un secondo strato sul primo ancora fresco e poi passarvi a tampone il palmo della mano; creare insomma a spatola o con altri mezzi qualunque disegno suggerito dalla fantasia. Per la scelta del tipo di finiture conviene eseguire preventivamente dei campioni su una piccola superficie. Se il risultato non soddisfa si può recuperare subito il prodotto applicato e rimetterlo nel contenitore. E bene anche tener presente che quando si lavora con clima molto caldo, asciutto e ventilato il rivestimento essicca molto presto, per cui le varie operazioni vanno eseguite con una certa rapidità. A lavoro ultimato è sufficiente richiudere bene il sacco di plastica perché il prodotto si conservi inalterato. La pulizia degli attrezzi e delle mani si fa con acqua, non diversamente che per le idropitture.