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Una buona tinteggiatura è il modo più semplice ed economico per rifinire le pareti di un ambiente ed anche il meno impegnativo. Molto spesso vi si ricorre quando una data sistemazione si ritiene provvisoria: ad esempio quando sono previste a breve scadenza modifiche sostanziali nell’arredamento. Anche se ancora in buono stato, una tinteggiatura si può infatti rinnovare senza troppi rimpianti e con spesa limitata, specialmente se si è in grado di provvedere da soli, risparmiando il costo della mano d’opera che è un buon 70 – 75% della spesa totale. Per gli stessi motivi una buona tinteggiatura è preferibile ad altre più costose rifiniture negli ambienti di secondaria importanza e in quelli fortemente “vissuti” come la camera dei bambini, le stanze da lavoro e simili. Nei locali come i bagni e le cucine, in cui si produce vapore acqueo, il soffitto e la fascia alta delle pareti non si prestano ad essere rivestiti con carte da parati od altri materiali da incollare, perché l’umidità ambientale pregiudicherebbe la tenuta dell’adesivo. È bene invece che vengano dipinte con una pittura “traspirante” che, consentendo il passaggio del vapore, prevenga la formazione di acqua di condensa.
Non si deve però pensare alla tinteggiatura come ad una soluzione di ripiego. Anche sotto il profilo estetico una buona pittura può essere considerata equivalente ad altri tipi di finitura e in certi casi addirittura la più giusta: basti pensare al vantaggio di poter sempre disporre del colore che si desidera, dato che è possibile preparare qualunque tinta partendo da quelle di base.
LA PITTURA ADATTA
Per dipingere pareti interne si usano per lo più pitture ad acqua. Alcune di esse (quelle a base di calce o di gesso) che in passato erano molto utilizzate, sono oggi decisamente superate perché richiedono una laboriosa preparazione e danno risultati del tutto insoddisfacenti. Ancora in uso per tinteggiature di tipo economico in locali di scarsa importanza (box, cantine, sottotetti, ecc.) sono le vecchie “pitture a tempera”, il cui costo è assai inferiore a quello dei prodotti più attuali. La scarsa resa e la poca resistenza rendono però illusorio il risparmio iniziale: già dopo poco tempo la tinta tende a sfarinarsi, perdendo freschezza, e in presenza di umidità si deteriora irrimediabilmente.
Tutte queste pitture di tipo scadente creano tra l’altro non poche difficoltà quando si tratta di ridipingere con prodotti migliori, in quanto vanno completamente asportate, rimettendo a nudo il sottostante intonaco. Per assicurarsi un buon livello qualitativo, garanzia di buon risultato, inalterabilità e lunga durata, bisogna scegliere tra due tipi di pitture, di cui la prima da parecchi anni presente sul mercato, la seconda molto più recente. Entrambe sono adatte per dipingere qualunque tipo di intonaco ed anche calcestruzzo o legno.
Le idropitture utilizzano come leganti una o più resine sintetiche disperse in acqua le quali, ad essiccamento avvenuto, riescono ad inglobare gli altri componenti in una pellicola continua, più o meno resistente; eventuali additivi di vario genere evitano la sedimentazione in barattolo, la formazione di schiuma, le colature, lo sviluppo di muffe e batteri. La varietà di tipi e di prezzi che si riscontra in commercio tra prodotti denominati tutti “idropitture” e che a tutta prima può riuscire sconcertante, trova in realtà preciso riscontro nel diverso livello qualitativo. I componenti possono essere gli stessi o quasi, ma variando fortemente il loro rapporto varia di conseguenza la qualità della pittura. Se è vero che qualunque idropittura è abbastanza facile da applicare, diverso è il risultato che se ne ottiene.
I prodotti definiti “semilavabili” danno immediatamente un’idea di prestazioni alquanto limitate, che, corrisponde poi al loro effettivo comportamento. Una buona “idropittura lavabile” è invece in grado di dar luogo ad un rivestimento resistente, elastico e non sfarinante che per la sua permeabilità al vapore non impedisce la naturale e necessaria “traspirazione” delle murature. La resa è piuttosto elevata e normalmente sono sufficienti non più di due mani di tinta per un buon risultato. In caso di ritinteggiatura, le operazioni risultano molto semplificate perché l’idropittura è ripetibile dopo semplice lavaggio delle superfici, senza che occorra scrostare gli strati precedenti. Dopo un mese dall’applicazione è possibile eliminare dalle pareti le tracce di polvere e di smog, le ditate e simili, passando su tutta la parete uno straccio imbevuto di acqua pulita, procedendo con movimento rotatorio; invece le macchie di liquidi (vino, olio, inchiostro, ecc.) risultano indelebili. Indipendentemente dalla opportunità, a volte dubbia, di mettersi a lavare le pareti di casa, è bene sottolineare che in una idropittura una buona resistenza al lavaggio è sempre indice di ottima qualità.
Le nuove pitture “superlavabili” (definite anche “smacchiabili) si basano su formule ancora più aggiornate che le pongono in una posizione di avanguardia nel campo delle pitture murali per interni. Rispetto alle idropitture, anche della migliore qualità, presentano numerosi vantaggi, a cominciare dal fatto che sono già pronte all’uso nella giusta diluizione. Aperto il contenitore, basta rimescolare e la pittura è subito pronta per essere applicata rapidamente e senza problemi perché, sia a pennello sia a rullo, risulta al tempo stesso scorrevole e molto coprente: tanto che per “rinfrescare” alla perfezione una vecchia tinta senza modificarla basta stenderne una sola mano. Una volta indurite, le pitture di questo tipo formano una pellicola particolarmente compatta, le cui molecole si presentano strettamente unite per effetto dell’affinità chimica che caratterizza i vari componenti. Ne deriva un rivestimento di aspetto “setoso”, adatto anche agli ambienti più importanti della casa sotto il profilo sia estetico sia funzionale: la superiore compattezza impedisce infatti alla polvere di far corpo con la pittura, che tra l’altro risulta molto resistente ai graffi e agli strappi. In quanto alla lavabilità è assicurata nel vero senso della parola dopo una ventina di giorni dall’applicazione, cioè quando si è completato il processo chimico che porta la pittura a completo indurimento. Per la normale pulizia è sufficiente lavare con una spugna o uno straccio imbevuti d’acqua, mentre per togliere macchie d’unto, d’inchiostro o altro si deve aggiungere all’acqua del sapone o normale detersivo, purché esente da sostanze abrasive. Anche le macchie più “difficili”, cioè quelle prodotte da sostanze che contengono solventi (alcool, acquaragia, ecc.) possono essere eliminate, purché si intervenga al più presto.
Ultimo aggiornamento 2024-11-13 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
COME ORGANIZZARE IL LAVORO
Qualunque lavoro di tinteggiatura rende provvisoriamente inutilizzabile l’ambiente interessato per cui, se la casa è abitata, conviene preoccuparsi di programmare l’intervento in modo da ridurre al minimo il tempo occorrente e gli inevitabili disagi. A questo proposito si tenga presente che per dipingere un locale di medie dimensioni nelle circostanze più favorevoli occorrerà almeno una giornata di lavoro, in casi più complessi due o più giorni.
Quando si tratta di dipingere un intero appartamento, il metodo preferibile è quello di terminare un locale prima di passare al successivo. In ogni caso è bene predisporre tutti i materiali e le attrezzature prima di iniziare il lavoro, in modo che in seguito non si debba perdere tempo con frequenti interruzioni. Se poi si vuole lavorare in giorni festivi, quando i negozi sono chiusi, procurarsi tutto l’occorrente in precedenza è proprio indispensabile. Se è possibile, prima di cominciare a lavorare conviene sgomberare completamente il locale. Altrimenti i mobili vanno riuniti al centro e coperti con fogli di plastica o di carta, badando a lasciare tutt’intorno spazio sufficiente per muoversi, per i secchi di pittura, la scala, ecc. I lampadari si proteggono con lo stesso sistema oppure si smontano, senza dimenticare di avvolgere con nastro isolante i cavi elettrici rimasti allo scoperto. Anche sul pavimento vanno stesi fogli di carta robusta o meglio ancora di cartone, che è più resistente. Per coprire caloriferi e zoccolini conviene usare della carta trattenuta da strisce di nastro autoadesivo. Lo stesso nastro (possibilmente il tipo in carta crespata, che poi si staccherà più facilmente) serve anche per proteggere dalle sbavature di colore il bordo degli infissi o per delimitare le eventuali zone da dipingere con un colore diverso, in modo che la linea di separazione risulti ben diritta. Le mascherine degli interruttori e delle prese di corrente vanno svitate, in modo da poter dipingere la porzione di parete sottostante. Ultima precauzione: indossare un vecchio abito “da strapazzo” che non importa rovinare e proteggere i capelli, magari con uno di quei berretti di carta dei quali spesso si servono anche gli imbianchini.
I VARI MODI DI PREPARARE LE PARETI
Il buon risultato della tinteggiatura, sia pure eseguita con pitture di buona qualità, dipende in gran parte dall’accurata preparazione della superficie che la deve ricevere. Molti difetti (macchie, bolle, sfogliature) che l’inesperto tende ad attribuire alla qualità della pittura, dipendono in realtà dalle condizioni del sottofondo e avrebbero potuto essere evitati adottando opportuni accorgimenti.
In presenza di fessurazioni o scrostature di rilevante entità è indispensabile richiedere l’intervento di un muratore. Se invece il danno è localizzato e poco esteso, non è difficile provvedere da soli, purché con i dovuti accorgimenti. Le fessure infatti non vanno stuccate così come si trovano, ma approfondite con un raschietto, in modo che la riparazione risulti meglio ancorata e più resistente. Le scrostature vanno anch’esse dapprima approfondite e ampliate per eliminare tutti gli strati di intonaco in distacco, poi riquadrate in forma regolare. Come materiale di riempimento si può usare un impasto di gesso e sabbia (un volume di gesso con uno di sabbia ed uno d’acqua) oppure, meglio, lo stesso tipo di malta di cui è composto il resto dell’intonaco.
Dove sono visibili macchie di umidità, di muffa o efflorescenze saline come prima cosa è necessario ricercare le cause di questi inconvenienti. Nel caso che essi siano dovuti alla presenza nella muratura di residua umidità di costruzione, i fenomeni si possono considerare temporanei e destinati ad esaurirsi con la completa evaporazione dell’umidità stessa. In particolare le efflorescenze possono essere solo un residuo lasciato da umidità già esaurita: in questo caso un’energica spazzolatura basta ad eliminarla. Anche alla muffa si rimedia ripulendo accuratamente la zona interessata e trattandola con una soluzione sterilizzante che può essere facilmente preparata anche in casa. Una formula sperimentale è quella di mescolare 1 /4 di litro di candeggina in 3/4 di litro di acqua tiepida e aggiungendovi un cucchiaio di fosfato trisodico o di borace (che si può acquistare in drogheria) ed un cucchiaio di comune detersivo. Con questa soluzione e l’aiuto di una spazzola morbida si provvede ad asportare la muffa e quindi a risciacquare con acqua fresca e sempre pulita. Durante l’operazione occorre evitare che la soluzione venga a contatto con gli occhi o con la pelle; se dovesse accadere si provveda a lavare abbondantemente con acqua la zona colpita. Per la tinteggiatura della superficie, una volta completamente asciugata, è opportuno utilizzare una pittura di ottima qualità additivata con prodotti antimuffa. Quando il muro si mantiene umido perché assorbe per “capillarità” acqua dal terreno, per risanarlo senza ricorrere a provvedimenti radicali (taglio della muratura, contro-pareti e simili) si può intervenire con degli appositi prodotti recentemente immessi sul mercato, facilmente utilizzabili anche da chi fa da sé
-La soluzione neutralizzante è un liquido che, penetrando nel muro, opera il distacco delle efflorescenze saline e per qualche tempo impedisce che si riformino. Va applicata a pennello, in quantità abbondante, dopo aver asportato con una spazzola metallica tutte le incrostazioni e le parti di intonaco sfaldato. Dopo un giorno la soluzione è asciutta e il muro pronto per i successivi interventi.
-L’intonaco risanante serve a pareggiare le scrostature causate dall’umidità. E venduto sotto forma di polvere da impastare con acqua immediatamente prima dell’uso in modo da ottenere una consistenza tale da permettere l’applicazione a spatola. Prima di eseguire il rappezzo occorre bagnare abbondantemente il muro, che anche nelle ventiquattr’ore successive va mantenuto umido spruzzandovi acqua, per evitare screpolature. Dopo tre giorni, ad indurimento avvenuto, la stuccatura va ben lisciata con carta vetrata.
-La pittura risanante è un prodotto in grado di regolare la traspirazione del muro impedendo che l’umidità si accumuli formando delle macchie. Può essere stesa sia a pennello sia a rullo, sempre in strato abbondante e dopo aver rimosso le eventuali vecchie pitture, per un’ampiezza di almeno un metro più larga di quella della zona ammalorata. La prima mano va data sul muro ben impregnato d’acqua, le successive (utilizzando in tutto almeno 750 g di pittura per metro quadrato) a distanza di circa otto ore l’una dall’altra. Alla fine la pittura, che è di colore biancastro, può essere tinteggiata con una qualsiasi altra pittura traspirante lavabile o superlavabile.
A parte questi interventi di tipo particolare, qualunque superficie prima di venire tinteggiata deve essere ripulita dalla polvere, dall’unto e dalle parti in distacco e resa il più possibile compatta e uniforme. Le operazioni di volta in volta necessarie dipendono dalle condizioni delle pareti.
MURI NUOVI
Un intonaco nuovo non deve essere tinteggiato prima che siano trascorsi almeno 30 giorni dalla sua esecuzione, in modo che l’umidità iniziale abbia tempo di evaporare; se il tempo è molto umido conviene favorire il processo di evaporazione attivando l’impianto di riscaldamento.
Se l’intonaco è del tipo “civile”, eliminate con un raschietto le residue incrostazioni di malta, si provvede a stuccare eventuali piccoli buchi, scalfitture o screpolature superficiali. Poiché l’intonaco civile ha un aspetto piuttosto granuloso, le stuccature riescono meglio mimetizzate se, mentre sono ancora fresche, si provvede a rendere rugosa la superficie dello stucco battendola con una spazzola dura. Eseguite queste operazioni, la parete va molto accuratamente spazzolata in modo che non vi rimangano né polvere né granuli in distacco. Infine si stende una mano di pittura isolante.
Se l’intonaco è a gesso, la sua superficie si presenta liscia e piuttosto tenera; per non scalfirla, gli eventuali grumi si tolgono con una spatola maneggiata delicatamente. Quando occorre eseguire delle stuccature, queste vanno livellate con carta vetrata fine, cercando di renderle il più possibile lisce. Un’accurata spolveratura a pennello e una mano di fondo isolante sono anche in questo caso necessarie.
MURI GIÀ TINTEGGIATI
Quando la parete è già dipinta, occorre accertarsi che la nuova tinteggiatura non provochi il distacco delle pitture precedenti. Va da sé che se la parete è ricoperta da parecchi strati di pitture eterogenee con parti sollevate, sfogliate e cadenti, è indispensabile rimettere a nudo l’intonaco asportando le vecchie tinteggiature con una spatola dopo averle bagnate con appositi liquidi o semplicemente con acqua calda. Poi si eseguono le necessarie stuccature e si dà una mano di isolante come visto per i muri nuovi. Qualora invece la tinteggiatura preesistente si presenti pressoché integra, prima di decidere se lasciarla o eliminarla bisogna accertarne la natura.
Le pareti tinteggiate a calce si riconoscono perché la pittura si scalfisce con l’unghia e, passandovi un dito umido, questo non si sporca di tinta. Prima di ridipingerle con un altro tipo di pittura occorre raschiarle con una spazzola metallica e, se non basta, con un raschietto fino a ritornare sull’intonaco nudo. Successivamente si procede come per i muri nuovi.
Le pareti tinteggiate con pitture a gesso o a tempera vengono anch’esse scalfite dall’unghia e sporcano di tinta un dito inumidito. Dopo averle individuate è bene verificarne la resistenza passando su di una zona una spugna bagnata. Se, come è assai probabile, vi compaiono macchie, scrostature o bollicine, bisogna togliere completamente la vecchia pittura con l’aiuto di una spugna imbevuta di acqua tiepida e di una spatola per le parti più tenacemente attaccate. Altrimenti basta un buon lavaggio prima della solita stuccatura a mano di isolante.
Le pareti tinteggiate a idropittura non vengono scalfite dall’unghia; quando vi si passa un dito inumidito non lasciano la tinta. Per stabilire se l’idropittura è ben ancorata, si consiglia di farvi aderire del nastro adesivo e poi strappare energicamente. Se non vi rimane alcun residuo di pittura basta lavare la parete con acqua pulita, eseguire gli eventuali piccoli rappezzi con stucco mescolato a un poco di tinta e applicare direttamente l’idropittura. Invece, nel caso che sul nastro rimangano frammenti di pittura, la solita preparazione (stuccatura a mano di isolante) va eseguita sull’intonaco rimesso a nudo mediante raschiatura ad umido.
Le pareti dipinte a smalto, cementite o prodotti similari si distinguono da quelle a idropittura per la caratteristica impermeabilità. Vanno raschiate per eliminare le parti friabili, lavate con una soluzione di acqua e soda solvay (da 30 a 50 grammi di soda su un litro d’acqua) e risciacquate con abbondante acqua pura. Dopo gli eventuali rappezzi, che si eseguono con stucco mescolato a unpo’ di tinta in modo da creare un fondo uniforme, si applica direttamente la nuova pittura.
MURI TAPPEZZATI
Nel caso che la parete sia ricoperta da carta da parati ben aderente ed a superficie uniforme, la tinteggiatura si può eseguire al di sopra. Se però si tratta di carta a colori vivaci che potrebbero stingere, conviene prima sperimentare il risultato su una porzione limitata. Anche la maggior parte delle tappezzerie viniliche, se in buono stato, si prestano a ricevere la pittura dopo che siano state liberate della sottile pellicola che le rende impermeabili. Cosa che in genere si può fare molto semplicemente afferrandola per il bordo superiore e strappandola verso il basso.
In ogni caso è bene controllare e, dove occorre, ripristinare l’aderenza della tappezzeria nei suoi punti critici e cioè lungo i bordi di ciascun telo. Eventuali bolle, che denunciano il distacco della carta in quella zona, vanno incise con un taglio “a croce” in modo da poterne reincollare con colla vinilica i lembi alla parete.
Prima di iniziare a dipingere vanno accuratamente stuccati i giunti tra un foglio e l’altro e poi lisciati con della carta vetrata finissima; nel caso dei giunti sovrapposti, naturalmente occorrerà prima eliminare la sovrapposizione con un raschietto guidato da un riga. Una tappezzeria in cattive condizioni o di tipo inadatto deve necessariamente essere rimossa. La carta da parati di tipo comune si può staccare molto semplicemente, foglio dopo foglio, dopo averla abbondantemente bagnata con acqua tiepida, all’occorrenza aiutandosi con una spatola. Per le carte di tipo lavabile, la cui superficie è impermeabile, si aggiunge all’acqua un apposito solvente che ne intacca la superficie e provoca un rapido rammollimento dell’adesivo. Una volta eliminata la tappezzeria, la parete va regolarmente stuccata e trattata con una mano di isolante.
COME DIPINGERE CORRETTAMENTE
Come abbiamo visto, la preparazione delle pareti può essere più o meno complessa in rapporto alle condizioni in cui si trovano. Eliminati gli eventuali difetti, solo quando la parete è ricoperta da una precedente pittura ancora ben ancorata si può procedere subito alla tinteggiatura. Se invece la superficie è molto assorbente o presenta zone a diverso assorbimento, è opportuno trattarla con una mano dell’apposito “isolante”, altrimenti detto “fissatore”.
È un prodotto di aspetto lattiginoso che una volta applicato diventa incolore. Poiché il suo compito è quello di favorire l’adesione delle successive mani di pittura, è necessario farla penetrare anche nelle minime irregolarità della superficie. Per questo motivo la pittura isolante va applicata abbondantemente diluita con acqua e per mezzo di una pennellessa poco intinta, in modo che si depositi sulla superficie solo un velo sottile senza sgocciolature. Sulle confezioni sono in genere riportati i rapporti di diluizione consigliati per i vari sottofondi ma, poiché la diluizione ottimale dipende di volta in volta da svariati fattori, tali dati vanno intesi come indicativi. Per verificarne la validità conviene fare una prova di adesione, stendendo su una porzione di parete l’isolante diluito secondo la porzione indicata; se dopo l’essiccazione esso “fa la pelle”, cioè si presenta poco aderente, occorre aggiungere gradualmente altra acqua fino ad ottenere un buon risultato.
TINTEGGIATURA
Per ottenere un buon risultato, oltre all’eventuale mano d’isolante occorrono generalmente due mani di tinta. Solo quando si dipingono pareti già tinteggiate a idropittura senza cambiare colore può talvolta bastare una sola mano, mentre usando colori forti o il bianco puro, specie su muri variamente chiazzati, ne può essere necessaria una terza. Prima di ripassare la parete bisogna attendere che la mano precedente sia perfettamente asciutta, rispettando i tempi di essiccazione riportati sulle confezioni. Se per qualche motivo si lascia passare parecchio tempo tra una mano e la successiva, prima di riprendere a dipingere è sempre bene spolverare la parete con un panno o una spazzola morbida per togliere la polvere che potrebbe essersi depositata. L’ultima mano va data preferibilmente di giorno, in modo da poterne valutare l’uniformità alla luce naturale. La tinteggiatura si può eseguire con la tecnica tradizionale, cioè usando una pennellessa da muro oppure, per rendere più rapido il lavoro, a rullo; meglio ancora se si usa il pennello per prima mano e il rullo per la seconda, entrambi poco impregnati per evitare sgocciolature. In entrambi i casi è opportuno eseguire per prima cosa la cosiddetta “bordatura” che consiste nel dipingere, sempre con un pennello di misura media anche se per il resto della parete s’intende usare il rullo, le strisce in corrispondenza degli angoli e a contatto con gli infissi, con gli zoccolini o altro.
Prima si dipinge il soffitto in modo che eventuali sgocciolature non vadano a imbrattare pareti già dipinte. Per portarsi alla giusta altezza può bastare una scala apribile ma è più comodo disporre di un appoggio continuo: ad esempio una robusta asse appoggiata a due scale, cavalletti o altri idonei supporti. Sui soffitti la prima mano di pittura si dà a strisce parallele alla parete su cui si trova la finestra, la seconda a strisce perpendicolari alle precedenti. Con questo sistema l’eventuale imperfetto raccordo tra una striscia e l’altra non viene accentuato dalla luce proveniente dalla finestra.
Per dipingere le pareti si procede per strisce verticali, partendo da ciascun lato della finestra e procedendo lungo il perimetro della stanza fino alla parete opposta. Ogni striscia va idealmente suddivisa in riquadri, ognuno dei quali, partendo dall’alto, deve essere completato prima di passare al successivo. Lavorando a pennello, per evitare che rimangano striature è bene stendere la pittura prima in senso verticale e poi in orizzontale senza prelevare nuovo colore, terminando quindi con una passata verticale molto leggera per non asportare la pittura già data. Per ottenere il perfetto raccordo del colore tra un riquadro e l’altro, dopo averne completato uno si appoggia il rullo (o il pennello) carico di tinta subito sotto alla zona già dipinta e lo si guida verso il basso, portandolo poi a sovrapporsi alla pittura già applicata nel successivo movimento di risalita. Altrettanto si fa in senso orizzontale, in modo da ottenere un buon raccordo laterale. Se invece si usa il rullo, si procede più speditamente tracciando una specie di W di circa mezzo metro quadrato e riempiendo in seguito la zona di colore con passate prima orizzontali e poi verticali.
Qualche semplice accorgimento servirà infine ad evitare piccoli ma spiacevoli inconvenienti.
Il primo è quello di non interrompere il lavoro prima di aver completato la parete in lavorazione, specie se si tratta della mano finale: ottenere un perfetto raccordo tra la pittura fresca e quella che durante la pausa si è già più o meno essiccata sarebbe poi piuttosto problematico. Mentre la pittura è fresca occorre evitare ogni contatto accidentale e badare a non produrre polvere che aderirebbe alle superfici dipinte sciupandole. È anche bene pulire subito con uno straccetto umido imbevuto d’acqua le eventuali macchie o sbavature sul pavimento, sugli infissi o altrove: una volta essiccate sarebbe più lungo e difficile eliminarle. A lavoro ultimato sarà più agevole togliere dalle mani le macchie di idropitture se, prima di lavarle con acqua calda e sapone, si staccheranno le parti già secche strofinandole con uno straccio ruvido e asciutto.