La vernice tradizionale per ebanisteria è costituita da gommalacca diluita in alcool (la gommalacca è una resina naturale originaria dell’Asia). Questo tipo di vernice permette di realizzare le celebri lacche a tampone, orgoglio degli artigiani ebanisti.
Principali tipi di vernici
Le vernici utilizzate oggi correntemente sono a base di resine sintetiche; si tratta essenzialmente di vernici al poliuretano o gliceroftaliche. A seconda dei procedimenti di fabbricazione, possono essere destinate all’impiego per interni, esterni o misti. Formano una sottile pellicola sulle superfici lignee, creando una protezione e dando una finitura molto decorativa. Le vernici moderne vengono applicate con un pennello (o con la pistola a spruzzo). Si diluiscono con l’alcool metilico o con diluenti appositamente venduti dai fabbricanti (l’aggiunta di diluente è obbligatoria se si vuole usare la pistola a spruzzo: la proporzione da rispettare è indicata sull’etichetta). Queste vernici sono vendute con la dicitura «lucida» o «satinata». Le vernici lucide danno una laccatura dura e brillante, mentre quelle satinate danno al legno un aspetto di superficie tirata a cera.
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La lacca comune è incolore, ma sempre più si usano lacche colorate che, come i mordenti, fanno riferimento alle essenze esistenti. Si trovano perciò vernici «ciliegio», «quercia rustica», «noce», «mogano». Per non fare errori, fate prima una prova su un ritaglio di legno.
Una vernice al poliuretano o gliceroftalica è già asciutta in superficie dopo 30 minuti; prima di mettere un secondo strato bisogna aspettare 6 ore, e 8 ore per ottenere un essiccamento completo. Tra i diversi tipi di lacche esistenti, si trovano la «vernice per ebanisteria» per gli interni, la «vernice per esterni», la «vernice per imbarcazioni» o «vernice marina» per parti molto esposte, per esempio agli spruzzi di acqua salata, e vernici speciali per il sughero. I vetrificanti sono lacche speciali che induriscono il legno in profondità lasciando in superficie una pellicola protettiva molto resistente (destinati ai parquet).
1. Vernice «marina» al poliuretano.
2. Levigatura di preparazione del legno.
Regole da rispettare
Prima di passare la vernice, il legno va sgrassato e pulito accuratamente. La vernice, anche se colorata, non nasconde i difetti, al contrario, li fa risaltare. Levigate con molta cura, cominciando con una carta vetrata a grana media e finendo con una a grana finissima (smerigliate sempre nel senso della fibra). Le essenze dalla grana grossa devono essere preventivamente trattate con un turapori.
La vernice trattiene la polvere, per cui bisogna lavorare in una stanza pulita con le finestre chiuse per evitare le correnti d’aria.
Stendete sempre uno strato che sia sottile: dovete quindi tirare il pennello. Se si avranno infatti dei sovraspessori l’aspetto finale non sarà soddisfacente. Fate col pennello dei passaggi incrociati e lisciate alla fine tutta la superficie senza più intingere il pennello.
In linea di massima occorrono almeno due strati (e spesso tre). Tuttavia, su certe essenze, un solo strato può dare un effetto piacevole. Per ottenere una finitura perfetta, levigate leggermente con carta vetrata finissima tra uno strato e l’altro (senza dimenticare di spolverare e di lasciar ricadere la polvere prima di applicare lo strato di finitura).
Le vernici per esterni o marine sono destinate agli esterni (talvolta vengono usate per interni su mobili moderni). Sono prodotti resistentissimi, ma comunque l’effetto del sole e della pioggia riesce in due o tre anni a scrostarli; bisogna quindi prevedere un rifacimento periodico che dovrà cominciare con la sverniciatura dei vecchi strati. Se il legno è verniciato, si deve mettere prima il legno a nudo con un diluente o un decerante.
1. Si spolvera dopo la levigatura.
2. Verniciatura di una porta.
3. Applicazione di una lacca da ebanisteria.
Cere
Molti preferiscono la cera alla vernice, perché dà al legno un aspetto più caldo e più setoso (le vernici troppo brillanti uccidono la luce naturale del legno). La cera è un prodotto a base di trementina. Viene venduta liquida o in pasta e si applica con uno straccio a strati sottili per evitare incrostazioni. Lasciate asciugare bene prima di lustrare. Si può usare anche la cera vergine che si presenta in pani da far scaldare lentamente fino a farle raggiungere la consistenza di una crema.
I mobili che hanno ricevuto strati successivi di cera risultano incrostati; si ripuliscono con un solvente speciale (de-cerante). Le cere ordinarie non modificano il colore del legno, ma gli conferiscono semplicemente un aspetto morbido e satinato. Tuttavia esistono cere coloranti (in modo leggero) che scuriscono il legno; se ne trovano di diverse sfumature. Un mobile trattato a cera prende il suo bell’aspetto solo se energicamente lustrato: usate uno straccio di lana o una «pelle di montone» che adatterete sul disco rotante del trapano (o della levigatrice orbitale).
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Lacca a tampone
Orgoglio degli ebanisti, la lacca a tampone non è così difficile da fare come potrebbe sembrare.
Il prodotto: vi occorrerebbe della vera gommalacca da diluire in alcool metilico o etilico.
Il tampone: di norma dev’essere fatto con un pezzo di lana chiara, non colorata. Una volta piegato, lo si deve avvolgere in un pezzo di tela. Deve avere circa le dimensioni di un uovo. Non date la lacca a temperature inferiori ai 15° e non versate troppo liquido. Si comincia ad applicarla dall’esterno, parallelamente ai bordi, e si passa tutta la superficie formando degli otto incatenati. Si completa il lavoro con passaggi paralleli nel verso delle fibre. Lasciate asciugare per parecchi giorni prima di applicare il secondo strato. Per schiarire la superficie si può fare alla fine un ulteriore passaggio con un tampone imbevuto di solo alcool.